sabato 11 luglio 2009

La Zia (prima parte)

In un soleggiato pomeriggio di primavera, il giovincello Alex, di appena dieci anni, si stava divertendo fuori nel cortile. I suoi erano partiti per le vacanze di Pasqua e non sarebbero tornati di lì ad una settimana. Naturalmente non si fidavano lasciarlo solo in casa per un intera settimana, perciò chiamarono sua zia Angelica a fargli da baby-sitter, la sorella minore della madre. Era una ragazza di vent'anni, molto attraente, con i capelli biondi raccolti sempre in una lunga coda di cavallo, gli occhi verdi ed un fisico quasi perfetto. Era anche abbastanza alta, all'incirca sul metro e settantacinque.
Alex stava seduto sull'altalena costruita dal padre qualche mese prima e continuava a spingersi, dondolando sempre più velocemente. Ad un tratto Angelica uscì di casa e si diresse verso l'altalena dove giocava l'irrequieto nipote. Guardando il piccolo diavoletto che si entusiasmava ad ogni slancio, sorrise e gli disse: «Credo che per oggi sia sufficiente, è ora di entrare in casa e di concedersi una doccia calda.»
Il ragazzino non le diede retta e continuò a dondolare sull'altalena.
«Ehi signorino» continuò Angelica irrigidendo il tono di voce, «mi ascolti quando parlo?»
Alex rimase impassivo per qualche secondo, come se nessuno lo avesse richiamato, poi si voltò verso la zia e rispose: «Ah sei tu. Scusami non ti avevo visto. Che vuoi da me?»
La ventenne iniziò ad adirarsi e replicò: «Non fingere di non vedermi quando ti chiamo per entrare in casa. Non è la prima volta che ti comporti così. Questi atteggiamenti li usi anche con i tuoi genitori?»
«Ma dai zia, lasciami giocare in pace» ribattè il ragazzino, quando mi stancherò scendero io stesso dall'altalena ed all'ora di cena mi laverò le mani e mi siederò a tavola. Che cucini di buono stasera?»
La ragazza, sempre più in preda alla collera, gli gridò contro: «Ti ho detto di scendere di lì adesso, sei pregato di non discutere!»
«Se no che mi fai?» Mormorò Alex con aria di sfida.
«Vuoi proprio saperlo?» Sbraitò la zia. «Ti chiudo quella boccaccia se non la smetti!»
Il ragazzino scoppiò in una fragorosa risata e continuo ad agitarsi sull'altalena come se niente fosse. All'improvviso Angelica protese il braccio in avanti ed afferrò la catena che reggeva il seggiolino dove Alex stava seduto, fermandolo una volta per tutte. In un lampo il fanciullo saltò giù, atterrando sull'erba morbida del prato e tentò di fuggire, ma la zia ancora più rapida di lui, riuscì ad immobilizzarlo. «Bene» sospirò quest'ultima, «Ora che sei sceso ti sistemerò io.»
Terminata la frase, la ragazza tappò la bocca al ragazzino con una mano, mentre con l'altra lo teneva fermo.
«Mmmmmmmh, mmmmmmmh» Alex cercava in tutti i modi di gridare, nella speranza che qualcuno del vicinato lo udisse, ma non era in grado. La mano della zia era piuttosto lunga e premeva contro la sua bocca abbastanza forte da lasciargli soltanto la possibilità di respirare. Odorava di un intenso aroma di profumo di marca, ne spruzzava quasi sempre una goccia sui polsi.
Poco dopo, Angelica tolse la mano dalla bocca del nipote, il quale finalmente potè tornare a parlare. La prima frase che mormorò fu: «Stronza, perché mi hai tappato la bocca in quel modo?»
«Cos'hai detto?» Gridò la zia, sbattendogli di nuovo la mano sulla bocca. In quell'occasione non si limitò soltanto a zittirlo, ma volle fargli capire ciò di cui lei era capace. Con l'altra mano abbandonò la presa sulle spalle e con il pollice e l'indice di essa gli chiuse le narici. «Non ti permettere mai più di rivolgerti a me usando certi termini volgari! Prova a farlo di nuovo e giuro che ti soffoco, hai capito?»
Trascorsero alcuni secondi, poi il ragazzino poté respirare nuovamente. Angelica però, continuava a tenergli la bocca tappata con la mano. Lui annusava il delizioso odore che rilasciava il profumo da donna. Si divincolava, nel tentativo di scappare, ma sua zia era molto più forte di lui e lo teneva stretto a se. Quest'ultima decise di trascinarlo in casa, evitando allo stesso tempo che qualcuno fosse attratto dalle sue grida.
«Mmmmmmmh, mmmmmmmh, mmmmmmmh, mmmmmmmmh.» Alex afferrò le braccia di lei, nel tentativo di liberarsi. Mentre la zia lo trascinava con la forza, cercava di creare un attrito con le scarpe, facendole stridere sul cortile ghiaioso. Dopo circa un minuto di fatica, la ragazza riuscì ad aprire la porta d'ingresso e spingere il nipote dentro la casa. Una volta entrati, gli lasciò libera la bocca, tenendolo però sempre fermo con le mani sulle spalle.
«Tu non sei una zia come tutte le altre!» Borbottò il ragazzino in preda all'agitazione. «Sei soltanto una stronza! Quando mia madre tornerà le dirò tutto quanto e vedrai cosa...»
Angelica non gli diede il tempo di completare la frase, che con una rapida mossa lo spinse contro il divano, gettandolo supino sopra di esso. Altrettanto velocemente si fiondò contro di lui, coricandosi bocconi e impedendogli ogni via di fuga. La ragazza lo stava quasi schiacciando con il suo peso.
«Che stai facendo? Lasciami andare!» Continuava ad urlare Alex. «Tu sei pazza, tu sei stronz...mmmmmmmh, mmmmmmmmh, mmmmmmmmmh!»
Angelica sbatté ancora una volta il palmo della mano contro la bocca del nipote e con l'altra mano gli tappò il naso esclamando con orgoglio: «Io ti avevo avvertito. Se avresti ripetuto di nuovo quel termine io ti avrei soffocato e come vedi, mantengo sempre le promesse!»
Il fanciullo, sotto di lei, la osservava alquanto intimorito e con gli occhi sbarrati. Era alla ricerca di un po' di fiato ed era incapace di compiere ogni movimento. A tratti si udiva qualche leggero spiffero d'aria fuoriuscirgli dalla bocca, ma non era sufficiente per far sì che lui potesse respirare.
La ragazza lo squadrava con un ghigno malefico. Le due facce erano distavano solamente di qualche centimetro e lei godeva nel vedere il nipote che soffriva mentre lei gli otturava le vie aeree.
«Per te è arrivata l'ora di andare a letto piccolo Alex.» Mormorò.
Trascorsero un paio di minuti e pian piano il ragazzino cessò ogni forma di resistenza. Gli occhi si chiusero lentamente, fino al momento in cui perse conoscenza.
Angelica levò entrambe le mani dalla bocca e dal naso del piccolo. Non era sua intenzione ucciderlo e perciò gli permise di respirare.
«Bene bene» esclamo soddisfatta la ragazza, osservando il fanciullo che dormiva beatamente. «Mi hai costretto a farti dormire in quel modo ed ora ti porterò sul letto, dove non procurerai più fastidi a nessuno. Stasera deve venire qui il mio fidanzato, perciò non tollero alcun tipo di seccatura!»
Detto questo, afferrò Alex e se lo posò sopra la spalla. Camminò con lui tra le braccia fino al piano di sopra, dove c'era la sua camera da letto......

CONTINUA

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